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Sezione di Trento e Bolzano: documento relativo alla proposta di abbassamento dell’età dell’imputabilità (17.3.03)

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ASSOCIAZIONE ITALIANA DEI MAGISTRATI PER I MINORENNI E PER LA FAMIGLIA
- Sezione di Trento e Bolzano -

Documento della Sezione di Trento e Bolzano relativo alla proposta di abbassamento dell’età dell’imputabilità da proporre all’attenzione del C.D. dell’AIMMF

Il disegno di legge n. 1887 presentato alla Camera dei Deputati dall’on. Biondi ed altri prevede l’abbassamento dell’età imputabile a 13 anni, mentre anticipa la maggiore età a 17 anni. Questo documento intende richiamare l’attenzione dell’AIMMF su quanto sia assolutamente inutile e dannosa una misura così grave come quella in discussione in Parlamento e vuole offrire alcuni spunti di riflessione per il dibattito sull’argomento – come richiesto dallo stesso Presidente della Commissione Giustizia della Camera, on. Pecorella nella lettera inviata al Congresso di Salerno.

Sembra importante innanzitutto una breve analisi del fenomeno, atteso che lo stesso appare piuttosto complesso e le misure per affrontarlo non possono essere ricondotte a quella proposta dal ddl.

In alcune aree geografiche circoscritte del Paese un certo numero di adolescenti e pre-adoelsecenti viene coinvolto da parte degli adulti in fatti gravi, quali reati di criminalità organizzata o spaccio di stupefacenti. Altri casi di coinvolgimento di infraquattordicenni da parte di adulti riguardano l’utilizzo , soprattutto di ragazze e bambini piccoli, per la realizzazione di furti in appartamento, da parte di alcuni clan di nomadi.

Esistono poi situazioni in cui ragazzi con difficoltà nella coscienza di sé, nell’autostima, nella relazione, nell’affettività, spesso hanno a disposizione solo il comportamento deviante per denunciare la propria situazione.

Talvolta, risultano denunciati minori con meno di 10 anni, in relazione a condotte che esprimono chiaramente una situazione di difficoltà educativa o familiare, come è il caso, ad esempio, citato nell’articolo comparso su MINORIGIUSTIZIA, di un bambino che frequentava la scuola materna e che risultava interessato ad un suo coetaneo per un comportamento relativo alla sfera sessuale ( MG n.3-4/2001 - “ I reati commessi da bambini al di sotto dei dieci anni nel Veneto “ , a cura di D. Catullo, L. Della Giustina e I. De Renoche ).

Nei casi più gravi, quindi, il fenomeno sottointende vere e proprie piaghe sociali ( coinvolgimento dei minori in attività criminali degli adulti ) o casi di grave disagio personale e familiare.

Dal punto di vista della qualità delle condotte illecite bisogna invece rilevare come complessivamente alle Procure ed ai Tribunali per i minorenni gli infraquattordicenni risultano denunciati per la maggior parte per episodi legati alla normale vita di un adolescente ( soprattutto furti tra compagni di scuola; piccole risse; piccoli episodi di spaccio di sostanze stupefacenti;ecc.) , con assenza di allarme sociale. Anche le ricerche effettuate sul campo dimostrano che le condotte segnalate riguardano , salvo pochi casi, reati di non particolare gravità, mentre non emerge alcun dato rispetto alle motivazioni delle condotte ed alle situazioni personali dei minori denunciati.

Sul piano quantitativo, lo studio effettuato dall’Istituto degli Innocenti di Firenze in collaborazione con tutti i tribunali per i minorenni d’Italia e in corso di pubblicazione - ma i cui dati sono stati anticipati sul sito internet dell’Istituto - evidenzia che nell’anno di riferimento preso in considerazione, il 1998, le denunce che riguardano i minori di quattordici anni sono state poco più di 4.000 e quelle che riguardano ragazzi dai 13 ai 14 anni sono meno della metà. Inoltre, dai dati che emergono dalle relazioni dei Procuratori Generali per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2002 ( confermati in gran parte per l’anno 2003 ), si evince che su 27 distretti di Corte di Appello, in 13 distretti di denunce a carico di minorenni è rimasto invariato ( tra questi , Caltanissetta, Catanzaro, Milano , Torino ), in 9 distretti è diminuito ( tra questi Firenze, Genova, Palermo, Roma, ) e solo in 4 è aumentato ( Ancona, Napoli, Trieste e Trento ).

Quindi , complessivamente, una criminalità in calo, in linea con il trend generale degli ultimi anni anche tra gli adulti.

Il tema della devianza degli adolescenti non può essere perciò affrontato solo come un problema di ordine pubblico e di risposta ad un allarme sociale , che è peraltro contraddetto dai dati concreti. Nè , quindi, si può prevedere l’abbassamento dell’età imputabile, in sostituzione di un richiamo forte in termini culturali e di investimento di spesa sulla prevenzione del disagio ( scuola, offerte di socializzazione, servizi pubblici di sostegno agli adolescenti ed alle famiglie ); oppure in alternativa a soluzioni che puntino a rafforzare maggiormente la responsabilità dei genitori sul comportamento dei figli e , in generale, degli adulti sui minori ( v. , ad esempio, il più efficace perseguimento degli adulti che sfruttano i minori nelle attività criminali o la possibile introduzione di sanzioni penali per omessa vigilanza a carico di genitori di minori che commettono reati ).

Ma anche per i pochi casi di gravi reati commessi dagli infraquattordicenni ci si deve chiedere a che pro l’introduzione di un inasprimento di trattamento visti i risultati totalmente inefficaci per la soluzione del problema nei paesi laddove tale misura è stata adottata ( cfr. esperienza inglese) e l’impegno assunto dall’Italia nella legislazione interna e nella sottoscrizione degli accordi internazionali a far si che per le condotte poste in essere da soggetti minorenni la sanzione penale e quindi anche la loro punibilità in astratto , venga prevista solo come estrema ratio, dopo aver percorso tutte le possibili misure di tipo educativo.

Lo stesso Procuratore Generale della Cassazione, nella relazione inaugurale dell’anno giudiziario 2003 ha sottolineato come “... inadeguata una mera prospettiva di aumento degli strumenti di responsabilità e punizione; mentre si rende sempre più necessario rimettere al centro dell'attenzione i problemi dell'educazione dei giovani nella famiglia, nella scuola e nello stesso processo penale mediante una doverosa e giusta punizione che si collochi all'interno di un percorso di crescita dei giovani devianti....”. Il P.G. Favara ha evidenziato come sia “... pressoché generalizzato il rilievo, contenuto in tutte le relazioni dei Procuratori generali, secondo cui la devianza minorile appare riconducibile all'assenza di validi riferimenti familiari, allo scadimento dei valori tradizionali, al diffuso consumismo ed all'enfatizzazione dei modelli di vita negativi realizzata, a volte, anche da un approccio troppo disinvolto, superficiale e di puro spettacolo al tema da parte del mondo dell'informazione ...”.

Va quindi sottolineato che l’attuale normativa prevede già strumenti per far fronte ai pochi casi in cui il comportamento degli infraquattordicenni possa destare un vero e proprio allarme sociale, come l’applicazione delle misure di sicurezza ai minori non imputabili che commettano gravi reati e che risultino socialmente pericolosi .

Inoltre, tra le misure attualmente previste dall’ordinamento per affrontare i casi di vera e propria devianza, vi è quella del ricorso a provvedimenti di carattere rieducativo, come i collocamenti in comunità , nell’ambito delle procedure del c.d. civile rafforzato. Questi interventi, sebbene vengano emanati nell’ambito di un procedimento civile, possono talvolta avere una valenza afflittiva notevole ( v., ad esempio, durata sine die del collocamento ed assenza di progetto educativo) . Si chiede pertanto che nella discussione interna ed esterna all’AIMMF sia posta attenzione a far si che nell’ambito di questi procedimenti il minorenne venga assistito, quanto prima , da adeguate garanzie processuali per evitare che la misura perda il valore rieducativo ( aiuto e sostegno ) e si riveli esclusivamente di tipo repressivo.

Trento, 18.12.02-17.3.03

- L’Assemblea della Sezione AIMMF di Trento e Bolzano -