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Franco Occhiogrosso: L'adozione mite dà buoni frutti (15.3.04)

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(La Gazzetta del Mezzogiorno del 18.2.2004)

L’adozione mite dà buoni frutti

L’adozione mite sei mesi dopo: dai primi mesi della su attuazione presso il nostro Tribunale scaturiscono alcune interessanti indicazioni.

1- La prima è che 30 minori non sono più ospiti di istituti assistenziali: di essi 12 sono rientrati nella loro famiglia (a seguito di pressante sollecitazione accompagnata da altri sostegni dei servizi sociali), 15 sono stati accolti in affidamento familiare da altrettante famiglie disponibili, 3 sono stati adottati. Inoltre sono state presentate 70 domande di adozione mite. Quando si consideri che il primo scopo di questa iniziativa è proprio quello di attuare la norma per cui il ricovero di minori in istituti deve essere superato entro il 31 dicembre 2006 mediante affidamento ad una famiglia e, ove ciò non sia possibile, mediante inserimento di comunità di tipo familiare, si può dire che è un risultato rispondente alle aspettative. Troppi infatti sono tuttora i bambini che trascorrono vari anni privi di quell’affetto familiare che il pur valido impegno del personale degli istituti non dà.

2- E’ stata poi confermata la grande duttilità di tante famiglie che accolgono i bambini. Partite dall’idea di adottare un bambino, esse, una volta che sono informate che l’adozione legittimante è ormai limitata a pochissimi minori e che quella internazionale è molto costosa, accettano spesso l’idea di accogliere bambini in affidamento familiare: accettano cioè che il bambino continui ad incontrare la famiglia d’origine, accettano – se alla scadenza dell’affidamento può tornare nella sua famiglia – rinunciarvi; accettano di accogliere stabilmente il bambino e di adottarlo, se la famiglia biologica non può riaccoglierlo.

3- Si sta scoprendo anche la disponibilità di molte famiglie d’origine: quando si rendono conto che il figlio non viene loro rubato ma che, non essendo esse in grado di riaccoglierlo, egli viene adottato dalla famiglia che da anni lo accoglie con il loro consenso e che anche dopo l’adozione, possono continuare ad incontrarlo, diventano molto più accettanti, consapevoli che è quello il vero interesse del minore.

4- Si riscopre così l’importante ruolo di “accompagnamento” dei servizi sociali: la dimensione umana degli operatori, la loro capacità di empatia sia con gli affidatari che con le famiglie di origine è essenziale per creare un nuovo clima interpersonale e realizzare la migliore tutela del bambino.

5- Infine, il fatto che si tratti di adozione pubblicistica – seguita da tribunale e servizi – evita il pericolo di un mercato di bambini e quello che si intervenga solo in situazioni di semiabbandono e non di abbandono conclamato consente di superare le perplessità manifestate da associazioni. Tutto ciò spiega la particolare attenzione rivolta a questa adozione: vi fa riferimento il Piano Nazionale d’Azionale per l’infanzia varato con il D.P.R. 2/7/2003; l’ha richiamata il Procuratore Generale della Cassazione nella relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2004 e comincia a trovare applicazione anche in altri tribunali minorili.

Dott. Franco Occhiogrosso – Presidente del T.M. di Bari