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Franco Occhiogrosso: Non ignorate l'adozione mite (15.3.04)

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(La Gazzetta del Mezzogiorno del 2.4.2003)

NON IGNORATE L’ADOZIONE MITE

Che il numero dei bambini dichiarati adottabili e poi adottati sia andato notevolmente diminuendo negli ultimi anni è fatto abbastanza noto. Meno nota è invece l’entità del fenomeno, che sta assumendo proporzioni davvero clamorose, se confrontato all’aumento delle domande di adozione. Per rendersene conto basta rilevare, con riferimento alle sole province di Bari e Foggia (che costituiscono il distretto giudiziario di Bari), che a fronte delle 25 adozioni nazionali pronunziate nel 2001 e delle 18 del 2002 vi sono state negli stessi anni rispettivamente 406 e 481 domande di adozione: ben 844 famiglie (381 nel 2001 e 463 nel 2002) non hanno potuto quindi ottenere l’adozione, pur essendo state valutate positivamente, perché non vi erano bambini da adottare. È vero che molte coppie si orientano verso l’adozione internazionale, ma è anche vero che i costi di quest’ultima, che sono tuttora alti, spesso scoraggiano gli aspiranti adottanti.

In sostanza, una consistente risorsa umana, costituita dalle grandi capacità affettive ed educative delle tante persone (per lo più senza figli) che propongono domanda di adozione nazionale e che non vedono coronare il loro sogno di adottare, rischia di andare perduta. Per questo ho pensato di rivolgermi agli adottanti (ma anche ad altri) per parlare loro dell’adozione mite.

L’idea dell’adozione mite è partita oltre che dalle considerazioni già svolte, ma anche da questi due rilievi:

1) il primo è che un’indagine svolta – con riferimento all’anno 1999 – sull’affidamento familiare temporaneo in Italia ha dimostrato che dei 10.200 bambini affidati, solo il 42% sono rientrati in famiglia alla scadenza prevista, mentre il 58% è rimasto presso le famiglie affidatarie per lo più indefinitivamente.

2) La seconda è costituita dal fatto che esiste una forma di adozione che consente, nel caso in cui la situazione familiare di difficoltà del bambino si evolva negativamente, di procedere alla sua adozione. Si tratta cioè di una forma di adozione che si rivolge alle zone grigie dell’abbandono dei minori e che non interrompe del tutto il loro rapporto con la famiglia di origine. Tale rapporto, tuttavia, è notevolmente limitato e si svolge secondo la disciplina dettata dal tribunale minorile.

L’adozione mite esige una grande disponibilità in chi la richiede: occorre la capacità di voler effettuare dapprima un affidamento familiare, collaborando in modo leale al mantenimento dei rapporti del piccolo con la sua famiglia secondo il programma promosso e gestito dal servizio sociale territoriale e favorendo il suo rientro in famiglia alla scadenza fissata.

Occorre poi essere disponibili, ove la situazione familiare del piccolo risulti negativa, anche dopo l’eventuale proroga dell’affidamento, ad accoglierlo in adozione mite.

Se questo discorso vi ha interessato e volete ulteriori notizie, potete chiederle liberamente al nostro Tribunale: anche questa può essere la via per realizzare nel modo migliore l’esclusivo interesse del minore.

Dott. Franco Occhiogrosso – Presidente del T.M. di Bari