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Figli della mafia (3.2.05)

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Figli della mafia
di Saverio Abbruzzese*

Una madre forte e severa, con delle regole ferree, che non ammette disobbiedenza. Ma anche una madre premurosa, che non ti fa mancare nulla, che ti da rispetto, identità, denaro. Esattamente ciò di cui hanno bisogno questi ragazzi, che diventano sempre più numerosi, attratti da queste “sicurezze”, che nessun’altro è in grado di offrire.

Una madre attenta ai bisogni dei propri figli, soprattutto di quelli che non hanno altro modo di vederli soddisfatti. Ragazzi che vivono nella marginalità e di cui non si occupa nessuno, spesso nemmeno i genitori.

Credete che non ci sia nessun collegamento fra una bambina di 16 mesi che muore di fame ed un ragazzino che viene reclutato dalla malavita organizzata? Non solo questo collegamento c’è, ma sono sicuro del fatto che questi episodi di cronaca rafforzano in questi ragazzi il desiderio di affiliarsi. Per loro è l’unico modo per trovare cura, per trovare una “base sicura” a cui affidarsi. Perché è questo che sta accadendo dalle nostre parti. Il mafioso sta diventando una figura di riferimento in cui identificarsi ed a cui affidarsi.

continua

* Psicologo, psicoterapeuta, già Giudice onorario del T.M. di Bari, membro del Consiglio direttivo dell'AIMMF