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Bambini ed adolescenti in Europa: il minore che non c'è (28.4.03)

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All' Associazione Italiana dei Magistrati per i Minorenni

Bambini ed adolescenti in Europa: il minore che non c' è

A- I minori: II tentativo di formulare una riflessione in tema di minori in Europa non può prescindere da un interrogativo assolutamente preliminare: esiste oggi una questione minorile in Europa ?

I mutamenti istituzionali, politici, sociali, ideologici, strutturali, tecnologici ed economici che si sono verificati negli ultimi anni nei Paesi dell 'Unione, come in quelli dell ' allargamento, hanno avuto certamente profonde e, talvolta, pesanti ripercussioni sulle condizioni di vita dei minori.

Tuttavia, non sempre è stato possibile cogliere 1 'incidenza di tali fenomeni complessi sull 'universo minori, anche se una nuova sensibilità ed una maggiore attenzione si sono sviluppate nell 'ultimo decennio proprio nei confronti delle condizioni di vita dei bambini e degli adolescenti.

Infatti, questi ultimi anni sono stati segnati positivamente dalla produzione di Convenzioni Internazionali, di Carte, di risoluzioni e norme varie come mai prima e, nel contempo, negativamente, da profondi malesseri, disagi e tensioni che hanno attraversato le vite dei bambini e degli adolescenti. Sempre più avvertiti sono i problemi dei minori a rischio nelle grandi metropoli europee, le questioni dei rapporti con la criminalità organizzata che sa ben sfruttare il disagio minorile, sia in termini di manovalanza che di sfruttamento (lavorativo, sessuale, etc.). Non meno importanza rivestono oggi le questioni dell'assistenza, dell'istruzione e della sanità, della giustizia " .civile e penale, della condizione dei minori extracomunitari, del complesso rapporto con i mezzi tecnologici e dell 'uso di internet. In ultimo, non può dimenticarsi il problema delle condizioni di vita dei minori nei Paesi candidati all ' entrata nell 'Unione Europea.

Ma il divario tra maggiore sensibilità (sia istituzionale che sociale) e problematiche emergenti trova probabilmente la sua causa nel fatto che quando si cerca di discutere del minore, in realtà, non si ha una sua reale percezione e conoscenza. Sembra, infatti, .che sia il legislatore che i giuristi, gli operatori sociali, gli psicologi, i giudici, gli avvocati, siano ancorati ad un modello personale di minore che tuttavia è lontano dal minore reale. Un modello che assume connotati diversi a seconda del periodo e dell ' allarme sociale. La rappresentazione del mondo minorile in questo senso sembra più un puzzle casuale composto dalle varie microrappresentazioni delle differenti categorie di soggetti interessati. Anzi per usare un 'immagine già più volte riportata Vi, siamo in presenza di uno specchio rotto: in cui i vari pezzi, rispecchiano in piccolo 1 'intera figura. Più frantumiamo l'universo minori le più arrechiamo danno al minore. Orbene, se la lontananza del minore reale ( ciò che effettivamente è) dal minore ideato ( dalla mente dei vari soggetti) e da quello ideale ( come agire per migliorarne le condizioni di vita ed affermarne i diritti) è uno dei segni tangibili della crisi del sistema che ruota attorno all'infanzia ed all'adolescenza, come si crede, allora può rispondersi affermativamente all 'interrogativo iniziale.

Esiste certamente una questione minorile.

Tuttavia, la semplicistica affermazione dell ' esistenza del problema non è di per se elemento risolutivo: in altri tennini la "questione minorile" non può trovare sbocchi efficaci se l' obiettivo resta la soluzione del singolo problema.

Ne è pensabile ritenere che tale questione sia riconducibile unicamente a problemi di natura repressiva, o di mera politica giudizi aria o ancora a questioni attinenti l'istruzione e la cultura, gli affari sociali o la sanità, univocamente interpretati. Ciò crea unicamente la dissezione del minore e la sua definitiva nullificazione.

Inoltre, c' è chi sostiene per giochi di alchimia giuridica che i minori esulano dalla competenza degli organismi europei. Nascondersi dietro a presunti problemi di "incostituzionalità" o alle eccezioni di "assenza legale" dei minori dai contesti normativi (trattati, etc.) appare un'errata impostazione del problema. Vuoi perche probabilmente vi è il timore dello spogliamento della competenza, vuoi perche l' apertura di questa prospettiva condurrebbe a evoluzioni non facilmente govemabili.

Il punto, tuttavia, che vale la pena di focalizzare è che accendere i riflettori sul problema, ammettere che esista è il primo passo e come tale deve essere compiuto al più presto. Poi, bisogna studiare il modo di affrontarlo.

B.- La strategia e gli obiettivi: Qui, si intende ribadire la necessità dell ' elaborazione di un metodo e di una strategia di intervento innovati va che possano consentire di comprendere meglio il mondo minorile e siano capaci di sbocchi evolutivi al fine dell'affermazione effettiva dei diritti dei minori. Questo percorso deve tenere conto, innanzitutto, come già sottolineato, dell 'identità reale del minore e dei diversi sistemi normativi che, ai vari livelli, regolano la sua vita per poi verificare la possibilità di realizzare una proposta innovativa.

Più che i contenuti, tuttavia, ciò che importa è stabilire il "modo" di affrontare la questione. Sicuramente un modo diverso è quello di mettere insieme tutti gli addetti ai lavori.

Per tale ragione, nella convinzione che la compre senza dei soggetti interessati offra una base ed un supporto di rara forza, si è pensato di costruire un "team interistituzionale" che comprenda i rappresentanti delle diverse forze politiche e dei .vari enti.

Quello che si chiede è di essere presenti nel team, di supportarlo e sostenerlo nelle varie sedi.

Inoltre, la questione minorile non può essere solo italiana. Lo sforzo che si intende affrontare prevede la costruzioni di reti e connessioni con i rappresentanti degli altri Paesi membri. Ragionare solo in tennini italiani, finirebbe con il fare diventare la questione minorile un fatto privato o, peggio, di "campanile".

Più si lascia spazio alla monopolizzazione del minore da parte dei diversi saperi o dei diversi rami amministrativi, più si contribuisce, come già detto alla sua dissolvenza.

I progetti costosissimi (finanziati da questo o quell'Ente o organo amministrativo) che tuttavia non risultano ben mirati o ben verificati sono la dimostrazione dello spreco di risorse economiche e umane. Dovrebbe pensarsi ad un coordinamento, a dei criteri di valutazione ad incentivi per la progettazione e oi se mi passate la provocazione, rubando l 'idea al mondo del diritto commerciale, dovrebbe si istituire una sorta di brevetto sui progetti, con la liberalizzazione degli stessi dopo un certo periodo; cioè libero uso da parte della Pubblica Amministrazione con premio agli ideatori. Ciò stimolerebbe la fase di progettazione e la "buona" concorrenza tra gli operatori, che non si limiterebbero a proporre progetti fotocopia che servono unicamente a salvare dalla disoccupazione ma che con il minore hanno poco a che fare.

Certo il problema è a questo punto chi e come. ..

Forse il punto di arrivo potrebbe essere un' Authority europea; che costringa gli stati membri a dotarsi di authorities nazionali e locali ed intervenga in via sussidiaria in caso di inadempienze. Si tratterebbe, dunque, di un Ente di tutela, riferimento e coordinamento che, per pura esemplificazione, seguendo la logica del "come" e non del "cosa":

1.- Tutela i diritti e gli interessi dei minori;
2.- Vigila sull'applicazione delle norme internazionali e delle direttive dell'U.E., come sulle violazioni delle norme interne, in materia di minori;
3.- Può intervenire per rappresentare gli interessi del minore e difenderne i diritti (anche costituendosi parte civile) nei procedimenti che riguardano direttamente od indirettamente le condizioni di vita del minore, indipendentemente ed in maniera autonome rispetto ai legali rappresentanti dello stesso;
4.- Collabora con le singole Autorità nazionali fornendo ausilio e informazioni nonche segnalando linee di intervento;
5.- Coopera con gli organismi europei di tutela dei minori, con quelli nazionali e con gli istituti di tutela;
6.- Realizza le condizioni di cooperazione e coordinamento, nonche di armonizzazione delle procedure giudizi arie dei diversi Paesi membri;
7.- Segnala la necessità di interventi legislativi e amministrativi;
8.- Promuove la cultura del minore attraverso specifici programmi che coinvolgano sia gli Enti (Ministeri di Giustizia, Sanità, Istruzione e Ambiente dei singoli Paesi, Tribunali etc. ) che il loro personale, le categorie professionali (avvocati, psicologi, architetti, medici, etc. ), mirando alla specializzazione e alI 'interdisciplinarietà;
9.- Promuove l'istituzione dell'insegnamento del diritto minorile nelle istituzioni scolastiche ed universitarie;
10.- Promuove altresì le ricerche volte alla definizione delle condizioni di vita dei minori e della loro identità, attraverso specifici programmi;
11.- Coordina e verifica le procedure per l' erogazione dei contributi europei ai programmi ed interventi aventi ad oggetto i minori;
12.- Coordina e verifica le condizioni egli interventi di accoglienza ed inserimento dei minori extracomunitari.

Insomma, si potrebbe dire ancora altro. Ma in fondo, al di là dell 'enumerazione dei compiti, l' Authority Europea non sarebbe altro che un pungolo costante nei confronti degli Stati, un ausilio per l'armonizzazione, con l'occhio al minore che c'è veramente. D'altronde, l'esperienza insegna che il problema non sono gli strumenti; ma le logiche che stanno dietro ad essi.

La Convenzione Europea sull'esercizio dei diritti dei minori (Strasburgo, 8/9/1996) ha dimostrato tale paradigma in maniera esemplare e negativa. Infatti, sebbene sottoscritta da un grande numero di Paesi d'Europa, ha avuto e continua a d avere intralci applicativi legati alla mancata ratifica.

Pertanto, per sviluppare I 'idea di un progetto minorile europeo, diventa indispensabile I 'insediamento di un gruppo di lavoro europeo che predisponga nei suoi contenuti la proposta e scelga 10 strumento normativo o gli strumenti normativi per la sua realizzazione nonche governi I 'iter cronologico. Si ritiene infatti che questa esperienza deve essere fatta anche con i Paesi membri e dell ' allargamento. Deve essere fatta riconoscendo il lavoro che gli altri Paesi hanno compiuto durante i semestri di loro presidenza, coinvolgendo tutti quelli che si sono mossi a favore dei minori. Saranno ben contenti che si dia riconoscimento alloro valore, si sentiranno gratificati e saranno sicuramente partecipanti entusiasti e motivati dei processi decisionali.

I Magistrati, poi, hanno in questo processo un ruolo focale, sia a livello nazionale che europeo. E' ben noto che la posizione dei Giudici per i minorenni italiani mira a non ridurre la questione minori le ad un mero problema di scienza penale o ad un problema giudiziario, e tale impostazione non può che essere fortemente condivisa. Su questo punto, allora ciò che si chiede è un contributo forte d'indirizzo e di contenuti per poter meglio sviluppare il progetto.

In sintesi, allora, si propone la definizione di un protocollo d'intesa da sottoscrivere per assicurare la propria disponibilità ed il proprio sostegno all 'iniziativa, la individuazione di delegati per i teams nazionale europeo, la realizzazione di una proposta in tempi brevi utilizzando una procedura snella ed essenziale sullo stile della conferenza di servizio. Si è convinti che la scelta della affermazione e tutela dei diritti dei minori, in maniera forte e decisa, è una decisione di alto profilo che deve ottenere il massimo consenso possibile.

Un 'Europa fondata sui diritti dei cittadini deve necessariamente tenere conto, di quella parte di loro che non vota, ma che vive sulle sue strade ogni giorno; deve fare della loro dignità un 'unità di misura e ciò è un imperativo etico e sociale.

La scelta di fondo deve essere la scelta della affermazione e tutela dei diritti dei minori reali, in maniera forte e decisa.

Parafrasando ciò che da più parti è stato detto, attraverso un cambiamento di metodo e di ottica, con I' Authority , l'Unione aprirebbe le porte ai bambini ed agli adolescenti, darebbe una voce a chi in questo momento voce non ha, rappresenterebbe il loro punto di vista nei processi decisionali che li riguardano. Nello stesso tempo progetterebbe il suo stesso futuro.

Infatti, il solo modo per dare un senso al passato è progettare il futuro: i bambini costituiscono il migliore progetto ed insieme il migliore investimento.

Palermo, 31 marzo 2003.

Avv. Sergio Russo - Coordinatore del Comitato sulla questione minorile nell'U.E. - Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le Politiche Comunitarie